Sfamarsi è una necessità che interessa più di sei miliardi di esseri umani, ma mentre per alcuni rappresenta un piacere, una parentesi nella giornata, per altri costituisce una lotta quotidiana e un diritto da conquistare.
L’insicurezza alimentare – come elegantemente viene oggi definita la fame – non si caratterizza per l’insufficiente disponibilità di alimenti, ma per la squilibrata distribuzione dei redditi e l’iniquo accesso alle risorse produttive (quali la terra, l’acqua e la biodiversità genetica).
L’obiettivo originale di questa iniziativa che si chiamava “Aggiungi un posto a tavola” era di sostenere con un pasto caldo al giorno persone che per ragioni economiche o di salute non erano in grado di provvedere a se stesse.
Il progetto serviva 700 pasti caldi al giorno 365 giorni all’anno.
Purtroppo attualmente il progetto, per limitatezza di fondi, non fornisce più pasti, ma solo generi alimentari secchi di prima necessità.
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